Antibracconaggio: una sfida internazionale

di Marina BIZZOTTO

Maggiore Carabinieri Forestali
Addetta presso il Coespu alla Cattedra di Polizia per la Tutela Ambientale, Forestale e Agroalimentare

 

Cosa hanno in comune un Carabiniere Forestale che se ne sta acquattato tra i cespugli sul far del giorno, nelle valli bresciane ed un ranger del parco del Virunga, in Rwanda, che si carica sulle spalle il cucciolo di gorilla rimasto orfano della madre, uccisa dai bracconieri?

Forme diverse di intervenire, panorami diversi a caratterizzare il contesto ma unica rimane la risoluzione e la determinazione di chi opera, a salvaguardia della fauna selvatica, nell’antibracconaggio.

Grazie ad accordi multilaterali, da qualche tempo, queste diverse realtà sono state messe in contatto per avvantaggiarsi, le une delle altre, e condividere esperienze e metodologie.

Non stupisce quindi che si sia attivata una fattiva collaborazione tra gli esperti italiani e diversi stati africani che hanno chiesto di poter avvantaggiarsi di una formazione dedicata per contrastare il fenomeno.

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Questa richiesta è la premessa, indispensabile e vincente, perché l’antibracconaggio sia riconosciuto sia nella sua realtà locale così come nella valenza internazionale che inevitabilmente viene coinvolta.

foto M. BIZZOTTO

Il bracconiere è la prima pedina di un sistema che sostiene il commercio illegale con un volume di affari spaventoso, a livello mondiale inferiore solo a quello del mercato nero delle armi e della droga.

La battaglia è ardua e proprio per questo richiede che ci sia la massima collaborazione tra le diverse forze che operano: le istituzioni, le forze di polizia specializzate, le ONG e l’intera società civile.

E’ quindi necessario verificare, in maniera scientifica e su base regolare, l’efficacia dell’azione così da evitare di disperdere energie in azioni isolate o in battaglie insostenibili. Utile in questo caso può dimostrarsi il MEE (IUCN Management Effectiveness Evaluation) quale strumento che stabilisce l’efficacia di un intervento o di un progetto.

La tecnologia può fare la differenza ed aiutare la lotta con strumenti raffinati di monitoraggio del territorio, anche in remoto, e la conseguente possibilità di intervenire rapidamente in caso di allarme. Il controllo e monitoraggio della rete Internet è quanto meno strategico e consente di capire quale è la tendenza del mercato nero e quali articoli sono di maggiore interesse.

foto M. BIZZOTTO

La formazione del personale è elemento centrale: definire gli standards minimi richiesti per chi opera in contesti cos’ complessi, così come verificare la presenza di un quadro normativo che consenta al personale di operare ed intervenire con efficacia. Il personale deve veder riconosciuti i proprio sforzi e il proprio impegno così da sentirsi parte di un sistema, non elemento isolato impegnato in una battaglia impari.

La comunità locale deve essere coinvolta: la sensibilizzazione delle persone che vivono il territorio e il loro coinvolgimento nella lotta all’azione illegale sono necessari. Attraverso incontri informali, nelle scuole o nelle occasioni di ritrovo riconosciute dalla comunità si può condividere un pensiero e un obiettivo, precisando che il benessere dell’ambiente è sempre a vantaggio di tutte le specie presenti in quel contesto, prima di tutto quella umana.

Un quadro normativo di riferimento con leggi che operino in linea con le direttive e le convenzioni internazionali facilita la lotta al bracconaggio: servono esperti del settore che abbiano le necessarie conoscenze giuridiche, una giurisprudenza del settore accessibile e utilizzabile.

foto M. BIZZOTTO

La cooperazione si dimostra sempre più la chiave di volta del sistema: se dalla fase di intelligence ed analisi dei dati per creare sistema, per scongiurare il protrarsi di un isolamento dove il singolo ranger è chiamato a lottare – con le sue personali forze e forte della sua sola esperienza – contro chi non esita a aprire il fuoco per conquistare il trofeo, le zanne o la pelle che finirà ad incrementare un mercato nero florido e internazionale.

 

 

E’ quindi necessario che il singolo operatore venga messo nelle condizioni di avvantaggiarsi di ogni conoscenza disponibile, per agire prima e più velocemente di chi opera nell’illegalità, intercettarli efficacemente e fermare questo illecito che, ad ogni latitudine, sta impoverendo questo pianeta.

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