NESSUNO TOCCHI IL CADAVERE: CHIAMIAMO IL VETERINARIO FORENSE!

di Rosario FICO1,2 Alessia MARIACHER1

alessia.mariacher@izslt.it
rosario.fico@izslt.it
1Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Regioni Lazio e Toscana, sezione di Grosseto
Viale Europa, 30 58100 Grosseto
2Responsabile Centro di Referenza Nazionale per la Medicina Forense Veterinaria

 

“Ad un primo esame esterno si esclude che l’animale sia stato ucciso da un’arma da fuoco”, “Il corpo non presentava segni di traumi”, “Sicuramente investito”… ma siamo sicuri?

Frequentemente, in occasione del ritrovamento di un esemplare di fauna selvatica morto, specialmente se si tratta di specie dal grande impatto mediatico (lupi, orsi, grandi avvoltoi) i primi intervenuti cadono nella trappola di rilasciare dichiarazioni basate sulle prime impressioni percepite.

 

Cadavere di un lupo investito da un treno e ritrovato fra i binari. L’animale è poi risultato anche avvelenato da fosfuro di zinco, seppure la causa finale della morte sia stata il trauma legato all’impatto col convoglio

Che si tratti del turista che ha trovato l’animale, dell’ufficiale di polizia che ha diretto il sopralluogo, del biologo in servizio in un’area protetta, o anche del veterinario chiamato sul campo perché unico reperibile in zona, quasi sempre da un sommario esame esterno del cadavere si giunge a trarre delle conclusioni facilmente sbagliate.

Un esame del cadavere sul campo infatti, essendo necessariamente approssimativo, non potrà mai consentire di giungere ad una appropriata e precisa determinazione della causa di morte (ovvero l’identificazione dell’agente o azione lesiva o tossica che ha portato a morte l’animale, ad esempio ‘colpo d’arma da fuoco’, ‘avvelenamento’, ‘soffocamento’, ecc.), né del meccanismo della morte (ovvero il processo che ha effettivamente determinato il decesso dell’animale, ad esempio emorragia conseguente a rottura cardiaca per un colpo d’arma da fuoco, oppure contusione cerebrale causata da un trauma, ecc.).

 

La piccola lesione al centro della fronte di questo lupo, è la ferita di ingresso di un colpo d’arma da fuoco letale. L’animale però aveva anche ingerito un boccone avvelenato

Tantomeno sarà possibile la ricostruzione della dinamica dell’evento, che è poi quello che interessa agli investigatori per l’inizio delle indagini. Nel campo della Medicina Veterinaria Forense è indispensabile, inoltre, individuare tutti quegli elementi che possono aver contribuito alla morte dell’animale pur non essendone direttamente la causa (nel gergo veterinario forense si parla di distinzione fra ‘animale morto per o morto con’): ad esempio, un lupo ucciso con un colpo da arma da fuoco, potrebbe essere stato preventivamente catturato con un laccio, oppure potrebbe aver ingerito dei bocconi avvelenati che lo hanno debilitato.

Per poter chiarire tutti questi aspetti è necessario operare in una adeguata sala autoptica, dove le condizioni di lavoro sono ottimali sia per gli aspetti tecnici (illuminazione, spazi, strumentazione), sia per quelli sanitari (prevenzione del rischio di diffusione o trasmissione di malattie infettive, sicurezza degli operatori). Un altro elemento che concorre ad escludere la possibilità di effettuare una necroscopia a scopo forense sul campo è che eseguire un esame autoptico accurato può impegnare l’anatomo-patologo per svariate ore e, in alcuni dei casi più complessi, anche per dei giorni.

L’esame da eseguire sulla carcassa non può limitarsi ad una sommaria ispezione esterna (unica attività eseguibile sul campo, e come detto fonte di informazioni assolutamente parziali e fuorvianti), ma deve consistere in una vera e propria autopsia forense, che solo veterinari appositamente formati possono e sanno eseguire. L’autopsia forense (con le tecniche correlate) richiede infatti particolari e complesse impostazioni tecnico-organizzative e deve attenersi a precisi standard procedurali. Fra le peculiarità richieste dall’autopsia forense vi sono ad esempio la necessità di documentare fotograficamente e con riferimento metrico tutti i rilievi, l’obbligo di esaminare tutti i distretti e cavità corporei (comprendendo ad esempio l’apertura del cranio), inoltre il cadavere va scuoiato interamente, senza tralasciare alcun distretto, perché molte delle lesioni di interesse forense possono ‘nascondersi’ proprio nel sottocute o nei muscoli pellicciai dell’animale.

 

Un orso marsicano morto nel 2014. Questa foto rappresenta il momento del ritrovamento, a seguito del quale venne dichiarato alla stampa che si escludevano ferite da arma da fuoco e probabilmente il soggetto era stato avvelenato, perché esternamente non si vedevano lesioni. La folta pelliccia dell’animale nascondeva in realtà svariate ferite da arma da fuoco, di cui alcune risultate letali

Addirittura in alcuni casi, oltre allo scuoiamento, è necessario ricorrere alla rasatura del corpo, per poter evidenziare anche le più minute lesioni a livello cutaneo. Se nel corso dell’autopsia si riscontrano, nel o sul cadavere, elementi di prova quali proiettili, lacci, corpi estranei, sospette sostanze tossiche, ogni elemento va adeguatamente raccolto e preservato per ulteriori analisi.

Sono di recente pubblicazione, sotto l’egida del Ministero della Salute, le “Linee Guida nazionali per le autopsie a scopo forense in medicina veterinariahttp://www.izslt.it/medicinaforense/linee-guida-e-manuali/, cui si rimanda per i dettagli sulle finalità e modalità di esecuzione di questo complesso e specialistico esame.

 

Il cadavere di un lupo viene inviato con il sospetto di lesioni da arma da fuoco… ma stavolta si tratta di morsi

Quando si sia in presenza di un esemplare di fauna selvatica morto, anche di fronte ad uno scenario apparentemente ‘chiaro’ (come nelle foto qui proposte), è pertanto necessario non affrettarsi alle conclusioni, ma attendere il responso di tutte le analisi condotte da veterinari esperti in strutture adeguatamente attrezzate e con l’ausilio di Laboratori specializzati. I colpi d’arma da fuoco possono essere nascosti dalla fitta della pelliccia, deformati e ampliati dall’entomofauna cadaverica, i veleni possono essere visibili solo nel fondo dello stomaco, e tante piccole fonti di prova presenti sul e nel corpo dell’animale aspettano solo di essere trovate… da chi le sa vedere.

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